Servizio  /  07.03.2016

Beni confiscati alle mafie, una storia lunga vent'anni.

"La mafia in Lombardia non esiste". Ne è passata di acqua sotto i ponti da quelle improvvide dichiarazioni di insigni esponenti delle Istituzioni. E vent'anni sono passati dal 7 marzo 2006, giorno in cui entrava in vigore la legge per l'uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Nella provincia di Bergamo, che è giusto al centro della Lombardia, questa è la distribuzione sul territorio dei 22 beni confiscati nel corso degli anni. Sono di dimensioni e origini varie, così come diversificate sono le destinazioni di immobili e terreni. Partiamo da Suisio: si tratta di un appartamento per anni appartenuto a un killer che aveva coltivato legami con la 'ndrangheta, rendendosi responsabile di più di 50 omicidi, traffico di droga, usura ed estorsioni. Il Comune ha fatto partire i lavori di ristrutturazione: a settembre i ragazzi di "Libera" hanno dedicato una giornata alla sistemazione di alcune parti, e presto sarà destinato a ospitare progetti sociali. A Gorlago, una palazzina confiscata alla criminalità organizzata, che negli utlimi anni aveva rappresentato un rifugio per sbandati e spacciatori è stata demolita. Lì sorgerà un centro di riferimenbto per l'intera Val Cavallina per progetti a sostegno di ragazzi autistici. A Berbenno, una villetta su due piani è stata affidata dal Comune all'Azienda Consortile Valle Imagna, che l'ha trasformata in una casa-famiglia: vengono cioè ospitati ragazzi che provengono da una situazione familiare difficile. A Dalmine, un appartamento confiscato è stato trasformato in edilizia residenziale pubblica. A questi vanno aggiunti beni e terreni sequestrati, ma ancora in attesa di assegnazione. La mafia esiste, in Lombardia e a Bergamo, ma esiste anche un modo per cominciare a neutralizzarne gli effetti.

Condividi:
07/03/2016
BERGAMO TG 19:30
 

07/03/2016