Servizio  /  16.11.2017

Tahar Ben Jelloun a Nembro: "Dobbiamo essere audaci: usiamo le armi della cultura"

"Quando Primo Levi tornò da Auschwitz non disse di avere incontrato dei mostri, ma di avere conosciuto persone che mancavano di istruzione". Esordisce citando Marco Belpoliti, con il quale aveva tenuto un incontro pochi giorni fa a Bergamo, e va subito al tema che gli sta più a cuore Tahar Ben Jelloun, scrittore franco-marocchino, protagonista di un'intensa serata organizzata nell'ambito di "Presente Prossimo" all'Auditorium Modernissimo di Nembro. E' nella mancanza di cultura che risiede il male. Dall'orrore dell'Olocausto al terrore dell'Isis: tutto dipende da questa mancanza. "La letteratura, l'arte, la musica", ha continuato nel suo incontro l'intellettuale, "elementi che possono da taluni essere considerati superflui, sono in realtà ciò l'unica arma che abbiamo a disposizione contro la barbarie". Per rafforzare il concetto, Ben Jelloun ha raccontato un aneddoto. All'epoca della seconda guerra mondiale, Winston Churchill (allora Primo Ministro inglese), aveva chiesto al suo governo fondi da destinare all'esercito per poter continuare a combattere. Qualcuno gli suggerì di attingere al denaro del Ministero della Cultura: Churchill rispose che, a quel punto, il popolo inglese sarebbe stato vinto. "Perchè combattiamo", chiese Churchill, "se non per permettere alla nostra cultura di sopravvivere? E lo stesso interrogativo si pone - e pone a noi - Ben Jelloun, che chiude l'incontro nembrese con un invito: a fare nostra un po' dell'audacia che caratterizza chi ha scelto di combattere con le armi della cultura.

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16/11/2017
BERGAMO TG 19:30
 

16/11/2017